Il funerale degli antichi Romani

Il funerale degli antichi Romani

Riti e credenze

Da numerose opere classiche della letteratura latina traiamo notizie circa i riti funebri che venivano celebrati nell’antica Roma. Prendiamo però spunto dalla descrizione di Polibio, uno storico greco che visse a cavallo tra il II e il I secolo a.C.

Se una persona aveva la fortuna di morire di vecchiaia, la famiglia si preparava all’evento assistendolo costantemente. Al capezzale del moribondo si alternavano i congiunti e anche gli amici.

Quando avveniva la morte, il parente più stretto si occupava di chiudere gli occhi alla salma e provvedeva a baciarla per trattenere l’anima, che altrimenti si sarebbe involata immediatamente verso i Campi Elisi.

Iniziava allora una cerimonia che prevedeva un pianto accorato e collettivo inframezzato da invocazioni ad alta voce del nome del defunto (conclamatio). Questa parte del rito avava lo scopo di scongiurare, per quanto fosse possibile, il pericolo di una morte apparente.

Successivamente si procedeva a lavare, vestire e profumare il defunto, il quale veniva posto con i piedi rivolti verso la porta. È questa l’origine della superstizione viva ancora oggi in diverse zone d’Italia, di evitare di posizionare i letti in modo da dormire con i piedi rivolti verso l’uscio della camera.

La veglia funebre era sentita e partecipata, e poteva durare diversi giorni, seguita dai libitinarii, ovvero gli impresari delle pompe funebri del tempo. Le famiglie più agiate nominavano anche un maestro di cerimonie, il quale coordinava lo svolgimento del corteo, dei suonatori di flauto, tromba e corno.

Il letto funebre con la salma era trasportato a spalla, e venivano spesso ingaggiate le praeficae, che erano donne che di professione venivano assoldate per piangere ai funerali. Il nero era già il colore del lutto, e così erano vestiti i partecipanti al corteo.

Una curiosità interessante è la presenza di sosia di antenati del defunto, i quali venivano anch’essi ingaggiati o simulati attraverso maschere, per significare la partecipazione al dolore degli avi. Altri progenitori erano raffigurati in ritratti.

Le notizie sono state tratte dal libro La Necropoli sotto la Basilica di San Pietro in Vaticano, di Pietro Zander, Elio de Rosa editore 2010.  

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